CITAZIONE (gladiator76 @ 26/8/2020, 18:37)
Comunque non hai risposto se ti piace il modo di giocare di Houston e Boston.
Non ho risposto in quanto non avevo proprio (volutamente) citato la tua domanda, ma solo l'affermazione sulla rinuncia, da parte di Houston, ai centri di ruolo. Nel mio precedente commento, avevo infatti espresso la mia perplessità sull'effettiva utilità nell'addentrarsi in un discorso meramente soggettivo, come per forza di cose è quello riguardante i giudizi estetici. Ad ogni modo, siccome non voglio fuggire la tua esplicita richiesta, risponderò dicendo che, innanzitutto, vedere giocare Boston, di questi tempi, è sempre un piacere, non fosse altro per la presenza di un giocatore celestiale come Tatum. Detto ciò, bisognerebbe poi specificare che la pallacanestro modellata e predicata da Stevens è molto differente dalla "
Moreyball" dei Rockets: la "
five out" giocata dai Celtics è infatti una motion offense pura, con contaminazione con principi di Princeton e "
dribble hand off" per aprire i giochi (situazione in cui, perlomeno in regular season, Boston era oltre il novantesimo percentile). E, personalmente parlando, sì, è un Basket che mi piace, anche perché sono sempre stato un amante della Motion Offense (perlomeno/specialmente se giocata a QUESTI livelli e con QUESTI interpreti). Discorso diverso per Houston, che ormai gioca una pallacanestro senza più compromessi (perlomeno stando alla visione del loro GM, non certo di D'Antoni, che è sempre stato un allenatore molto meno integralista di come invece lo dipingono) e fatta principalmente di isolamenti, uno contro uno, palleggi sul posto di Harden e forzature da oltre l'arco. Ecco, diciamo che, pur capendo le motivazioni alla base di una Rivoluzione Copernicana di tal genere, questo tipo di pallacanestro non incontra molto nemmeno i miei gusti e non rimarrò mai (del tutto) estasiato dal talento di James Harden (pur non dandolo affatto per scontato), perlomeno se dovesse continuare su questa via. Ultima questione riguardante la scelta, ormai adottata da diverse squadre del panorama NBA, di difendere cambiando dopo ogni blocco (dato che avevi tirato in ballo anche quest'argomento): pure qui, non sono favorevole o contrario
a prescindere al concetto, ma dipende sempre dal modo in cui esso viene applicato sul campo. Quando si cambia in maniera proattiva e aggressiva, anche lontano dalla palla e con comunicazione efficace tra i giocatori, si riesce ad apprezzare a pieno il lavoro che c'è dietro un sistema di questo genere. Quando, al contrario, si accetta passivamente il cambio, con scarsa collaborazione comunicativa e più per pigrizia e/o per esecuzione meccanica dei dettami dell'allenatore che non per reale convinzione, allora emergono tutti i limiti di questo tipo di filosofia difensiva e, da spettatore, tendo a sboccare anch'io.
P.S. Sperando di aver risposto a pieno alla tua domanda, vorrei girarne un'altra (non direttamente a te, quanto più come possibilità di riflessione a 360°), che rappresenta il rovescio della medaglia: il Basket giocato fino alla metà degli anni 2000 può piacere ancora oggi, a gente che ormai è abituata a seguire l'NBA odierna? Personalmente, riguardandomi le partite del decennio scorso, mi rendo conto di come molte volte provi un senso di frustrazione nel vedere giocatori (anche quelli con ottime percentuali da oltre l'arco) rifiutare tiri aperti, non guardare proprio il canestro per eseguire, invece, in maniera (troppo) automatica, il gioco disegnato sulla lavagna o, infine, fare un passo di avvicinamento al canestro, oltrepassando in questo modo la linea dei tre punti, prima di prendersi il tiro. Ecco, credo di poter dire con assoluta certezza che quel Basket (ormai preistorico, rispetto al "
pace & space" moderno) non mi riesca a piacere/coinvolgere più, al di là dei Campioni che è sempre bello poter (ri-)ammirare.